Investigatore privato_Condannato al pagamento di 20mila euro per aver ucciso una cagnolina

Vittoria di OIPA Italia parte civile, ma per l’associazione “le pene sono ancora troppo esigue, vanno inasprite”

Il Tribunale di Piacenza, Sez. Penale in composizione monocratica, con sentenza n. 465/2021 ha condannato un uomo, possessore di un cane cucciolo, alla multa di euro 20 mila, oltre che al risarcimento di tutti i danni, quantificati in euro 3 mila in favore dell’OIPA Italia – Organizzazione Internazionale Protezione Animali, nonché al rimborso delle spese per l’assistenza legale, per il reato di maltrattamento di animali aggravato dall’evento morte, previsto e punito ai sensi dell’art. 544 ter, comma terzo, C.P.

 

Il fatto risale al mese di maggio 2018.

I carabinieri di Piacenza ricevettero una denuncia presentata da una persona che aveva visto l’uomo, poi imputato, prendere a calci il cucciolo mentre lo portava in passeggiata, procedendo quindi ad accurate indagini.

A seguito dell’istruttoria dibattimentale, in occasione della quale sono stati sentiti diversi testimoni e dell’esito dell’esame autoptico effettuato sul corpicino dell’animale, la pubblica accusa ha confermato la richiesta di condanna dell’imputato e il giudice monocratico si è pronunciato con la decisione suindicata.

 

Maltrattamento senza necessità

In particolare, come si legge nella sentenza, “Il quadro probatorio è, in definitiva, di univoca lettura. E’ accertata la piena responsabilità di (omissis) per crudele maltrattamento riservato alla cagnolina senza alcuna giustificabile necessità (qualsiasi anche ipotetico intento educativo deve infatti essere ritenuto del tutto incompatibile con la descritta violenza).” e ancora “Non residuano dubbi, quindi, in merito alla sussistenza dell’elemento soggettivo e alla prevedibilità dell’evento letale.”

 

Oipa: “pene ancora troppo esigue”

Vittoria per OIPA Italia Odv nel primo grado del processo anche se l’associazione, costituita parte civile nel procedimento penale, ha tuttavia manifestato la propria posizione, generale, in merito alle pene previste per in fatti di questo tipo: ancora troppo esigue.

Diversi sono i casi di maltrattamento e/o uccisione di animali che vengono segnalati all’OIPA, dotata di Guardie eco zoofile con potere di polizia giudiziaria, ma non tutti sfociano in un processo penale ordinario, potendo l’imputato utilizzare istituti previsti dall’ordinamento.

Ricordiamo, per esempio, dell’esistenza dell’istituto della “messa alla prova”, che comporta la sospensione del procedimento penale per reati di “minore” allarme sociale: l’imputato richiedente viene affidato all’ufficio di esecuzione penale esterna per lo svolgimento di un programma di trattamento che prevede come attività obbligatoria e gratuita, l’esecuzione di un lavoro di pubblica utilità in favore della collettività che può essere svolto presso istituzioni pubbliche, enti e organizzazioni di volontariato.

 

In caso di esito positivo della prova, il reato si estingue.

Tanto premesso, le Associazioni che si occupano di tutela degli animali, tra cui ovviamente l’OIPA, hanno presentato più volte proposte di riforma dell’attuale assetto normativo, con l’aumento delle pene previste per chi maltratta, sfrutta o uccide un animale e, ancora, inserendo nel Codice Penale nuove figure di reato contro gli animali che, ricordiamo, come dal Trattato di Lisbona del 2007 sono riconosciuti come “esseri senzienti”.

«I reati contro gli animali sono puniti con pene troppo esigue e nessuno finisce in carcere, neanche per i casi più gravi: le sanzioni vanno inasprite, affinché siano un vero deterrente contro il loro maltrattamento». Queste le dichiarazioni di Massimo Comparotto, Presidente di OIPA Italia.

 

 

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