Come risolvere i dissidi e contrasti che accadono nei rapporti di vicinato: rimedi legali, di conciliazione e di buon senso-Agenzia Investigazioni IDFOX Milano

Come risolvere i dissidi e contrasti che accadono nei rapporti di vicinato: rimedi legali, di conciliazione e di buon senso.

I rapporti di vicinato sono spesso fonte di tensione e qualche volta diventano occasione di pericolo per la propria incolumità. Le discussioni degenerano facilmente in aggressioni fisiche, o episodi di vandalismo. E comunque gli attriti latenti lasciano strascichi di rancore, pronti a riaccendersi non appena ci si incontra di nuovo. Ma i problemi non si risolvono vantando le proprie ragioni a voce grossa, facendo dispetti, o, peggio ancora, passando alle vie di fatto. Perciò pensiamo di farti cosa utile proponendoti 10 consigli per gestire le liti tra vicini.

 

Ti indicheremo vari modi utili per risolvere i vari problemi prima di passare alle lunghe, e costose, vie giudiziarie, che sono la soluzione estrema e non rappresentano certo un’arma di prevenzione dei conflitti. Certo, a mali estremi estremi rimedi, e talvolta l’unica alternativa è proprio quella di ricorrere ai rimedi legali; e in tal caso bisogna sapere quali, perché sono diversi a seconda delle situazioni. Ma spesso, più dell’avvocato e del giudice, serve e basta il buon senso: molte controversie possono essere risolte in modo pacifico ed efficace. Con un po’ di buona volontà e disponibilità reciproca si riesce, in molti casi, a trovare un incontro e ristabilire l’armonia, almeno fino alla prossima occasione di scontro con il vicino fastidioso, molesto, rumoroso, invadente o dispettoso. Vediamo tutte le strade praticabili in queste situazioni.

Indice

* Cosa si rischia a farsi giustizia da sé

* Come discutere coi vicini in modo conciliante

* Come spegnere le liti con i vicini

* Come conciliare i contrasti condominiali

* Quando serve la mediazione

* Quando fare la diffida

* Come agire legalmente contro il vicino?

* Consigli per chi ricorre al giudice

Cosa si rischia a farsi giustizia da sé

Occhio per occhio, dente per dente: una antica massima che il diritto moderno ha ampiamente superato. Oggi la legge punisce severamente chi si fa giustizia da sé anziché ricorrere alle autorità competenti: a norma dell’articolo 392 del Codice penale commette il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni – meglio noto come “ragion fattasi” – chi compie violenza sulle cose altrui, al fine di esercitare un preteso diritto, è punito con la multa fino a 516 euro. Peggio ancora se si commette violenza o minaccia alla persona: in questo caso si applica l’articolo 393 del Codice penale e la pena diventa detentiva, con la reclusione fino a un anno.

 

 

Consiglio n.1: non cercare di farti giustizia da solo: passeresti dalla ragione del torto.

Entrambi i reati sono puniti a querela dell’offeso, cioè del vicino che aveva inizialmente posto in essere il comportamento illecito al quale si è reagito. Costui così passa dal torto alla ragione grazie al comportamento scriteriato di chi lo ha aggredito o ha danneggiato i suoi beni, andando per le spicce e senza passare per le vie legali. In questi casi il torto iniziale subito dal vicino può valere, al più, come attenuante della provocazione, ma la condanna è inevitabile. A seconda dei casi, possono esserci reati ancor più gravi, come il danneggiamento, l’imbrattamento di cose altrui, le lesioni personali e la violenza privata se si parcheggia la propria autovettura in modo da impedire al vicino di uscire con la sua. Ecco perché bisogna stare molto attenti prima di reagire in modo impulsivo.

Come discutere coi vicini in modo conciliante

Abbiamo visto che cercare di farsi ragione da sé non funziona e anzi è vietato dalla legge. Ma non bisogna neppure chiudere un occhio, o tutti e due, e fare acquiescenza ai dispetti e alle prepotenze altrui. La via preferibile prima di arrivare ai metodi legali è sempre quella della conciliazione. Un dialogo pacifico e costruttivo può aiutare a risolvere in modo efficace la maggior parte dei problemi di vicinato.

Consiglio n.2: parla col tuo vicino, e fallo in modo ragionato e civile

Se scegli la strada del colloquio col vicino, evita le discussioni estemporanee che nascono all’improvviso, prendendo spunto dall’occasione del momento, come quando chi, esasperato dai rumori che provengono dall’appartamento attiguo (o dal barbecue che sparge fumo tutto intorno), si precipita alla porta del vicino di casa per protestare: in queste situazioni, è facile farsi dominare dall’ira e le liti degenerano facilmente, senza risolvere nulla.

Piuttosto, prendi un appuntamento il giorno dopo, meglio se alla presenza di testimoni, che devono essere neutrali e indifferenti (non i propri familiari che fanno squadra di supporto, mettendo il vicino sotto pressione e stimolandolo a reagire in modi violenti). A volte, semplicemente parlando in maniera garbata, è possibile ottenere delle scuse e raggiungere un accordo che eviterà controversie future.

Consiglio n.3: niente offese e insulti al tuo vicino, e stai attento anche a come parli di lui agli altri.

Quando parli con i tuoi vicini evita le parole grosse, che potrebbero diventare fonte di lite, e non pronunciare mai offese e insulti personali, nemmeno quando il soggetto li meriterebbe. Piuttosto, rappresenta la tua situazione e l’inconveniente che si è verificato senza trascendere nell’ira e tantomeno nelle offese, che potrebbero costituire ingiuria (reato depenalizzato dal 2016, ma ancor oggi fonte di risarcimento dei danni), così come parlare male in assenza dell’interessato – ad esempio con altri abitanti del palazzo – integra la diffamazione. È triste dover finire imputati di fronte al giudice penale, e rischiare di essere condannati, per qualche pettegolezzo scappato a mo’ di vendetta.

Come spegnere le liti con i vicini

Prova anche a sforzarti di vedere le cose dal punto di vista del tuo vicino: non è detto che tu debba essere d’accordo con lui, specialmente se ha posto in essere comportamenti aggressivi nei tuoi confronti o se ha leso i tuoi diritti, ma capire il perché lo ha fatto può aiutare entrambi a trovare un punto d’incontro e a ristabilire così l’armonia. A volte determinati comportamenti che sembrano dispetti sono causati, invece, da ignoranza o da necessità di chi vive in spazi troppo piccoli e non riesce a gestirli.

Consiglio n. 4: prova a metterti nei panni del tuo vicino.

La maggior parte delle cose che succedono tra vicini, come i pianerottoli occupati da oggetti ingombranti, i cani che abbaiano, la televisione a volume troppo alto, la lavatrice accesa di notte, lo sgocciolamento dai balconi, le tovaglie sbattute dalle finestre, il rumore dei motori dei condizionatori, non sono dovute a cattiva volontà bensì a incuria, trascuratezza o incapacità di controllare la situazione. A volte il soggetto responsabile neppure pensa di essere molesto. Perciò essere aggressivi non porta a nulla, mentre un consiglio dato con garbo potrebbe risolvere questi inconvenienti.

Come conciliare i contrasti condominiali

Se il tuo vicino non rispetta le regole condominiali, l’errore più comune è quello di protestare contestandogli a tu per tu il comportamento incriminato. In realtà la violazione da egli commessa riguarda tutta la compagine condominiale, perciò è opportuno far intervenire l’amministratore, che potrà fargli presente il problema e le conseguenze in maniera più oggettiva e neutra, e quindi meglio di quanto potresti fare tu direttamente.

Consiglio n.5: chiedi all’amministratore di far rispettare il regolamento di condominio.

L’amministratore non è un “guardiano” ma tra i suoi compiti ha anche quello di attuare le delibere assembleari e di far applicare il regolamento condominiale, quindi se il vicino viola queste regole è proprio l’amministratore il soggetto incaricato di intervenire. Per controversie generali e che colpiscono una pluralità di condòmini (ad esempio, se qualcuno usa abitualmente l’ascensore come montacarichi, o usa l’androne e il cortile come discarica dei propri rifiuti) si può convocare un’assemblea e porre la questione all’ordine del giorno, per adottare i dovuti provvedimenti. Ma se la controversia riguarda esclusivamente rapporti tra privati, come i proprietari di appartamenti confinanti, senza coinvolgere il condominio, l’amministratore non può intervenire.

Quando serve la mediazione

È raro che nelle liti condominiali o tra vicini una delle parti abbia sempre ragione piena, perciò sii disposto a trovare una soluzione di compromesso. Per arrivare a questo risultato può essere utile rivolgersi a un mediatore imparziale. Esistono appositi organismi in cui lavorano professionisti preparati per risolvere proprio questo tipo di controversie, e il valore che forniscono è molto superiore al costo delle loro prestazioni.

Non è un caso che in materia di questioni condominiali sia necessario intraprendere la mediazione obbligatoria prima di avviare la causa civile. È un occasione per confrontarsi e talvolta negli incontri con il mediatore si può trovare una soluzione soddisfacente. L’accordo di mediazione raggiunto e sottoscritto dalle parti costituisce titolo esecutivo, al pari di una sentenza del giudice. Nelle cause condominiali, chi salta questo passaggio e omette la fase di mediazione rischia di vedersi rigettare la domanda – ancorché fondata su valide ragioni – perché improcedibile, e potrebbe anche essere condannato al pagamento delle spese processuali.

Consiglio n.6: Fai la mediazione quando è necessaria e quando è possibile

Nei rapporti di vicinato, invece, la mediazione non è obbligatoria, quindi se, ad esempio, un vicino molesto fa continuamente rumore durante le ore notturne e così disturba il proprietario dell’appartamento di sotto si potrebbe intraprendere direttamente l’azione giudiziaria per immissioni di rumore saltando questo passaggio di mediazione, anche se è opportuno tentare il rimedio conciliativo prima di iniziare la battaglia legale o anche quando la causa è già avviata ed è in corso di svolgimento: l’accordo di mediazione arriva molto prima degli anni necessari per ottenere una sentenza.

Quando fare la diffida

La diffida è un atto con cui si invita formalmente il vicino a cessare un comportamento molesto, dannoso o comunque lesivo dei propri diritti. È opportuno che la lettera sia redatta da un avvocato, perché il professionista può prefigurare nel modo migliore quali saranno le conseguenze legali e giudiziarie a carico del vicino che non intende desistere dalle condotte lamentate, e prima ancora di ciò saprà come inquadrarle correttamente dal punto di vista giuridico (ad esempio, stabilendo quando un rumore supera la normale tollerabilità e non soltanto la tua personale sensibilità).

Consiglio n.7: se fai una diffida, falla bene: deve essere precisa e articolata. Per non sbagliare, rivolgiti al tuo avvocato.

Nella lettera di diffida bisogna descrivere in maniera circostanziata il comportamento “incriminato”, proprio per mettere nero su bianco una condotta specifica, che potrà essere isolata o, come spesso accade, abituale e ripetuta. Se il vicino fa scendere in campo il suo avvocato, non è una cattiva notizia: al contrario, i professionisti legali potrebbero raggiungere, rappresentando le rispettive parti, un accordo proficuo nell’ambito della negoziazione assistita, che ha effetti giuridici analoghi a quelli della mediazione, ed evita cause giudiziarie lunghe e complesse.

Come agire legalmente contro il vicino?

L’assistenza dell’avvocato serve anche per capire quale via legale intraprendere se la diffida non verrà ottemperata: ad esempio, il Codice civile vieta le immissioni di rumori, fumi e cattivi odori che superano la normale tollerabilità, e quindi è opportuno richiamare il rispetto di tali norme, sottolineando quando, come e perché sono state violate dal vicino e quali danni hanno arrecato. Ma per queste situazioni esistono anche alcune fattispecie di reato, come il getto pericoloso di cose, previsto e punito dall’articolo 674 del Codice penale.

In effetti la materia delle immissioni (di fumo, rumori, liquidi, rifiuti, vibrazioni, ecc.) costituisce il motivo più frequente di attrito tra i vicini, per cui è necessario conoscere bene i propri diritti, ed anche capire come esercitarli al meglio: di solito, mentre l’azione civile è sempre gestibile da chi l’ha instaurata (perché, ad esempio, può rinunciare all’azione intrapresa, se trova una soluzione conciliativa), la denuncia penale è meno manovrabile, perché – salvi i casi di remissione di querela per i reati più lievi – l’iniziativa processuale spetta al pubblico ministero e la decisione compete al giudice.

Consiglio n.8: scegli per prima cosa se fare l’azione civile o la denuncia penale contro il vicino.

Comportamenti come lo stalking, i danneggiamenti volontari e gli atti di vandalismo, invece, costituiscono in via prioritaria reato – quindi per tutelarsi è possibile sporgere denuncia-querela – e comunque integrano un illecito anche a livello civile; in tutti i casi c’è il diritto al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali (come il danno morale) subiti dalla vittima, ma la tecnica è diversa, perché nel primo caso occorre costituirsi parte civile nel processo penale, mentre nel secondo caso la domanda risarcitoria viene proposta direttamente nell’ambito della causa civile.

Consiglio n.9: con le misure cautelari il risultato utile arriva prima della sentenza.

In ambito penale è anche possibile ottenere misure cautelari, preventive e coercitive, emesse dall’Autorità giudiziaria per impedire la reiterazione di determinati comportamenti: ad esempio, il sequestro preventivo di impianti o apparecchi nocivi (che così smetteranno di funzionare), e l’allontanamento di chi arreca disturbo, o la prescrizione di tenersi a debita distanza (misura spesso applicata a carico dei vicini stalker). Anche nel civile sono possibili le cosiddette azioni inibitorie, come che tutelano e reintegrano il possesso violato dal vicino “invadente”, soprattutto quando ha invaso gli spazi di proprietà altrui.

Questi provvedimenti giudiziari arrivano in tempi molto più rapidi rispetto a quelli occorrenti per l’emanazione della sentenza di merito, perché si basano sulla situazione di fatto e su quanto rappresentato dalle parti; nel civile basta provare il legittimo possesso, nel penale sono sufficienti i gravi indizi, quindi l’accertamento è più semplice e veloce.

Consigli per chi ricorre al giudice

Se le controversie con i vicini non sono risolvibili con i metodi bonari e conciliativi che abbiamo descritto nella prima parte di questo articolo, non rimane che rivolgersi al giudice: è la soluzione estrema, perché è lunga e talvolta costosa, ma è anche dirimente, perché la sentenza definitiva pone la parola fine sulla vicenda.

Devi sapere che non tutte le cause civili finiscono in tribunale: al contrario proprio quelle relative ai rapporti di vicinato (osservanza delle distanze, piantamento di alberi e siepi, modalità d’uso dei servizi condominiali, immissioni di fumo, calore, rumori, esalazioni, scuotimenti) sono di competenza del giudice di pace, davanti al quale è possibile anche difendersi da soli, cioè senza l’avvocato, se il valore della controversia non supera i 1.100 euro. È sempre consigliabile, comunque, avvalersi di un professionista legale, per evitare errori di impostazione e di esposizione dei fatti.

Consiglio n. 10: le cause costano. Falle solo quando è necessario.

Mentre nel penale una denuncia e una querela sono praticamente a costo zero, potendo essere presentate direttamente dall’interessato alla Procura della Repubblica competente anche per il tramite delle forze di Polizia presenti sul territorio, l’avvio di una causa civile comporta sempre dei costi da sostenere, primo fra tutti il contributo unificato, una sorta di tassa per l’accesso alla giustizia, il cui ammontare è commisurato al valore della causa. Se ci si avvale di un avvocato, bisogna poi considerare l’onorario: è sempre bene concordarlo prima, facendosi rilasciare un preventivo, in modo da valutare in anticipo quanto costerà la sua assistenza.

 

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