È legale usare la videosorveglianza per vedere cosa fanno in casa i figli e la moglie? -Indagini difensive Agenzia Investigazioni IDFOX Milano

 

È legale usare la videosorveglianza per vedere cosa fanno in casa i figli e la moglie?

Quasi tutti dispongono ormai di un impianto di videosorveglianza controllato a distanza tramite smartphone. In questo modo è possibile vedere e sentire cosa avviene in casa propria quando si è assenti e monitorare non solo eventuali intrusioni di ladri ma anche ciò che fanno eventuali familiari.

Che succede allora se tale sistema viene utilizzato per sorvegliare indisturbati il comportamento del coniuge o dei figli? Quando è possibile spiare il partner con le telecamere?

 

 

Cerchiamo di fare il punto della situazione alla luce della recente pronuncia della Cassazione (sent. n. 4840 del 2.02.2024) che ha chiarito meglio i contorni del reato di “interferenze illecite nella vita privata”.

Scopriremo che, a determinate condizioni, è possibile utilizzare le telecamere della videosorveglianza per registrare scene di vita domestica, eventualmente anche per produrle in tribunale come prova per un eventuale giudizio (ad esempio ai fini dell’addebito nella separazione o per eventuali violenze commesse nei confronti dei minori). Ma procediamo con ordine.

Indice

* Si può usare una telecamera di videosorveglianza per controllare cosa succede a casa?

* Quando si può usare la telecamera per registrare ciò che succede in casa?

* Che valore hanno le registrazioni?

* Può una telecamera domestica infrangere la privacy?

* La vicenda

Si può usare una telecamera di videosorveglianza per controllare cosa succede a casa?

Sicuramente è possibile lasciare accese le telecamere quando nessun familiare è in casa, al fine di monitorare eventuali incursioni di malintenzionati.

Le cose vanno diversamente se, all’interno dell’abitazione, ci sono i conviventi (coniuge, partener, figli). In tal caso, le telecamere vanno spente: chi è fuori dalla propria dimora infatti non può usare la videosorveglianza per spiare, di nascosto, ciò che fanno gli altri in sua assenza. Potrebbe farlo però solo con il loro consenso: e pertanto è necessario che comunichi agli inquilini presenti che l’obiettivo è aperto e trasmette le immagini sullo smartphone.

 

 

Chi viola queste regole commette il reato di interferenze illecite nella vita privata che è punito, dall’articolo 615-bis del codice penale, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Può pertanto essere querelato entro 3 mesi da quando il fatto è stato commesso.

Il principio sancito dalla Cassazione con la sentenza richiamata in precedenza è dunque il seguente: «Il reato di interferenze illecite nella vita privata di cui all’articolo 615 bis cod. pen. si configura anche nel caso in cui sia uno dei conviventi nell’abitazione ad avere installato un sistema di ripresa – di immagini e suoni – destinato però a registrare, in sua assenza, gli atti della vita privata degli altri conviventi».

Quando si può usare la telecamera per registrare ciò che succede in casa?

La Cassazione ha detto che è possibile registrare le scene video che avvengono in casa propria, attraverso le telecamere della videosorveglianza, solo se l’autore della condotta compare nel video: egli deve quindi essere una delle parti della scena che viene registrata.

Del resto allo stesso modo, le registrazioni audio fatte all’insaputa dei presenti sono lecite solo se colui che registra è materialmente presente alla conversazione.

A questo punto – continua la Cassazione – non rileva il fatto che i soggetti filmati si trovino in casa propria né che non fossero stati avvisati del fatto che le telecamere erano ancora attive.

Che valore hanno le registrazioni?

Abbiamo appena visto che è possibile “spiare” il partner con le telecamere se ricorre una di queste due condizioni:

* il soggetto che registra è presente in casa e quindi entra anche lui nell’occhio dell’obiettivo;

* i soggetti passivi che vengono registrati sono consapevoli del fatto che le telecamere sono aperte e quindi, anche se tacitamente, hanno dato il loro consenso ad essere visti.

Solo se ricorre almeno una di queste condizioni le registrazioni video possono essere usate in un eventuale processo ed assumere il valore di prova.

Può una telecamera domestica infrangere la privacy?

La videosorveglianza domestica può trasformarsi in un reato se utilizzata per spiare, all’insaputa altrui e in propria assenza, la vita privata del partner o dei figli. Il Codice Penale italiano, all’articolo 615 bis, sanziona l’interferenza illecita nella vita privata di persone che vivono nello stesso appartamento. Secondo la giurisprudenza, installare telecamere nascoste per registrare atti privati senza comparire nei video costituisce un reato, a meno che non si abbia il consenso di chi viene filmato.

La legge è chiara nel condannare l’uso di dispositivi di registrazione nascosti tra le pareti domestiche per sorvegliare attività private senza consenso. Anche in presenza di sospetti di reati, come nel caso di un coniuge che teme maltrattamenti sui figli e che pertanto lascia accese le telecamere per monitorare di nascosto ciò che fa l’altro, l’unica via legale è rivolgersi alle autorità giudiziarie.

La vicenda

Nel caso specifico analizzato dalla Quinta Sezione Penale della Cassazione con sentenza n. 4840 del 02-02-2024, è emerso che il marito aveva installato mini-telecamere nascoste, che la moglie credeva facessero parte del sistema antifurto. Tuttavia, le registrazioni non hanno potuto dimostrare il consenso della moglie alle riprese, né tantomeno sono stati trovati elementi a supporto della modifica dello stato dei luoghi da parte della persona offesa.

 

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