Investigatore Privato, Agenzia IDFOX Milano_Strage di pompieri a Quargnento, il concordato chiude il processo: 27 anni a Vincenti, un mese in meno alla moglie

La madre di una delle tre vittime della cascina fatta esplodere per riscuotere l’assicurazione: “Fatta giustizia ma mio figlio non tornerà”

La Corte d’Appello di Torino ha accolto la richiesta di concordato per il patteggiamento e ha condannato a 27 anni Gianni Vincenti e a 26 anni e 11 mesi Antonella Patrucco, accusati di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte dei tre vigili del fuoco, Matteo Gastaldo, Marco Triches e Antonio Candido, uccisi nell’esplosione della loro cascina a Quargnento nell’Alessandrino, il 5 novembre del 2019.

Gli avvocati della coppia, Gianluca Orlando e Fulvio Violo per Vincenti, Caterina Brambilla e Giacomo Gardella per Patrucco, avevano fatto richiesta di procedere ad un concordato per riunire tutte le imputazioni a loro carico e che prevedeva oltre al patteggiamento la rinuncia al ricorso in Cassazione. I coniugi erano stati condannati a 30 anni in primo grado dalla Corte d’Assise di Alessandria.

Gli imputati

Nei loro confronti poi erano state emesse altre due condanne per reati minori: quattro anni ad entrambi per truffa all’assicurazione, crollo e lesioni per i tre soccorritori rimasti feriti, sei mesi a Vincenti per calunnia nei confronti di un vicino di casa e un anno e tre mesi per un’altra truffa assicurativa la cui sentenza era arrivata ad aprile.

“Questa sentenza ci fa giustizia. Ma è sempre poco perché nessuno sentenza potrà darci indietro i nostri figli”. Così Maria Stella Ielo, madre di Antonio ‘Nino’ Candido, uno dei tre vigili del fuoco morti nella strage di Quargnento, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Torino.

Le vittime 

Secondo la Maria Stella Ielo la coppia sapeva che ci sarebbe stata una seconda esplosione nella loro cascina “ma non hanno fatto nulla per proteggere i nostri figli”. “Sarebbe bastata una telefonata e non saremmo qua – dice la madre di Candido – Le nostre vite sono state distrutte e i sogni dei nostri figli sono stati infranti. Sicuramente anche le vite dei Vincenti sono cambiate, però non è certo colpa nostra”.

La sentenza mette la parola fine a una vicenda cominciata tre anni e mezzo fa. È da poco passata la mezzanotte a Quargnento, piccolo comune dell’Alessandrino, quando nella notte tra il 4 e 5 novembre 2019, all’interno di una cascina disabitata, si verifica un’esplosione. I vicini chiamano i vigili del fuoco che poco dopo arrivano sul posto con i carabinieri. Il peggio però si verifica un’ora e mezza più tardi, all’1.32: una deflagrazione più devastante fa crollare gran parte della struttura. Sotto le macerie perdono la vita tre vigili del fuoco, Antonino Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo. Il caposquadra dei pompieri, Giuliano Dodero e un altro vigile restano feriti insieme a un carabiniere.

Immediate scattano le indagini sulla tragedia, gli investigatori sentono decine di testimoni, tra cui il proprietario della cascina, Giovanni Vincenti, che prima indirizza i sospetti su un vicino di casa, poi, il giorno dei funerali di Stato delle vittime, incastrato dal ritrovamento, nella sua camera da letto, del libretto di istruzioni dei due timer usati per innescare l’esplosione, ammette le sue responsabilità raccontando di averlo fatto per riscuotere i soldi dell’assicurazione.

Qualche mese dopo, a febbraio 2020, la procura chiede l’arresto anche per la moglie di Vincenti, Antonella Patrucco, misura che arriva il 24 giugno 2020 dopo che la Cassazione respinge l’impugnazione dei legali della donna. Un mese dopo la coppia viene condannata in abbreviato a quattro anni per truffa all’assicurazione, crollo e lesioni, sentenza che arriva dopo che il processo a carico dei due era stato diviso in due tronconi, quello per reati minori e quello per la morte dei tre vigili del fuoco per la quale Vincenti e Patrucco rispondono di omicidio volontario.

L’11 settembre dello stesso anno in Corte d’assise ad Alessandria comincia il processo per l’accusa più grave che, saltando tutta la parte dibattimentale, si conclude l’8 febbraio 2021 con la condanna dei coniugi Vincenti, lui detenuto in carcere ad Ivrea, lei a Vercelli, a trent’anni di reclusione. Il mese successivo, la Corte d’appello di Torino conferma per i due la condanna a quattro anni per i reati minori. A Vincenti viene riconosciuto anche la calunnia nei confronti del vicino di casa che gli costa sei mesi di reclusione in più.

Oggi, dunque, con la sentenza della Corte d’assise d’appello di Torino si è messa la parola fine: i giudici, accettando la richiesta di concordato presentata dai legali dei due imputati hanno riformulato la sentenza di primo grado condannando Vincenti a 27 anni e Patrucco a 26 anni e 11 mesi. Nel verdetto sono riuniti anche i reati minori. I due imputati inoltre hanno rinunciato al ricorso in Cassazione.

“La sanzione finale è sicuramente rapportata alla gravità dei fatti”. Lo sostiene Fulvio Violo, avvocato di Giovanni Vincenti: “Il concordato – aggiunge – ha la valenza di cercare di rapportare la sanzione alla gravità del fatto. Purtroppo questo è stato un tragico equivoco, perché a monte non c’era alcuna intenzione di ledere ad alcuno: è degenerato, quindi giustamente Vincenti e Patrucco si sono assunti le loro responsabilità fino in fondo e penso che a questo punto possano essere soddisfatti tutti”

“La mia assistita – ha spiegato Giacomo Gardella, legale di Antonella Patrucco – continua a ribadire che non aveva assolutamente consapevolezza, se non in maniera generica, di quelle che erano le intenzioni del marito, ma non c’era in ogni caso anche da parte di lui l’intenzione di fare male ad alcuno. La scelta del concordato è stata dolorosa come dolorosa è tutta l’intera vicenda”.

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