Investigazioni Private_Pirateria digitale: quanti danni provoca

Il costo del fenomeno per l’industria legale dei contenuti audiovisivi, per gli introiti dello Stato e per il Pil italiano è di oltre un miliardo di euro l’anno.

 

Il costo della pirateria digitale audiovisiva in Italia supera il miliardo di euro di danni: lo rivela una ricerca compiuta da Favap-Ipsos presentata oggi, in cui si stima che il danno economico per l’industria audiovisiva legale nel 2019 è stimato in 591 milioni euro con oltre 96 milioni di fruizioni perse, ai quali si aggiunge un impatto negativo in termini di Pil di quasi 500 milioni e di mancati introiti fiscali per lo Stato per circa 200 milioni. Inoltre, si stima che la pirateria abbia spazzato via nell’ultimo anno quasi 6.000 posti di lavoro.

Il fenomeno si è incrementato durante il periodo di lockdown, durante il quale sono stati compiuti 243 milioni di atti illeciti, rispetto ai 69 milioni del bimestre medio del 2019. La ricerca condotta dalla Federazione anti pirateria audiovisiva insieme all’istituto Ipsos  fa luce, infatti, anche sulla situazione registrata nel periodo del confinamento dovuto all’emergenza sanitaria. In questi due recenti mesi del 2020 la percentuale dei pirati è aumentata, arrivando al 40%, contro il 37% riferito a tutto il 2019.

Il confinamento forzato in casa ha portato circa un 10% di italiani a commettere per la prima volta un atto di pirateria, di questi circa il 5% tramite Iptv (le televisioni su internet) illecite. La buona notizia è invece la crescita, stimata in circa 8%, di nuovi abbonati a piattaforme ufficiali on demand, di questi il 76% dichiara di voler continuare a utilizzare questi servizi anche in futuro.

Quattro anni di studi e analisi elaborati dalla società Ipsos per conto di Fapav mostrano comunque un trend sostanzialmente stabile del fenomeno della pirateria in Italia, con un’incidenza al 37% nel 2019, mentre si evidenzia un calo rilevante del numero di atti di pirateria, il 28% in meno rispetto all’anno precedente.

I film, segnala la ricerca, sono piratati dall’84% di chi compie atti illeciti, seguono serie e fiction (63%), programmi (46%). Per quanto riguarda lo sport, l’incidenza della pirateria è cresciuta attestandosi al 10%, con un forte aumento degli atti compiuti (+38%). Sempre confrontando il 2019 con l’anno precedente, si registra però un sensibile calo nel numero di atti di pirateria legati ai film con un -34%.

Ma i nuovi dati Ipsos evidenziano altri cambiamenti: pur rimanendo stabile la fruizione illegale via streaming, cresce in modo preoccupante l’accesso alle Iptv illegali, con un’incidenza del 10%. Tra i fruitori dello streaming si registra l’utilizzo delle app di messaggistica istantanea e dei social network per il reperimento dei contenuti, come dimostra il recente blocco di 200 canali Telegram.

“Bisogna lavorare sulla percezione di quello che è reato e quello che non lo è e sui danni che vengono provocati, che sono stati quantificati in oltre un miliardo”, ha detto il viceministro dell’Interno Vito Crimi intervendo alla presentazione on line della ricerca Fapav-Ipsos. “Sono danni all’erario ma anche danni sui posti di lavoro – ha proseguito Crimi. Ogni volta che qualcuno fruisce di contenuti audiovisivi illeciti sta minando i diritti patrimoniali di chi li produce ma sta anche mettendo in discussione qualche posto di lavoro. Il lavoro è la chiave di lettura per far percepire alle persone il messaggio. Dobbiamo puntare sugli studenti per formare le generazioni del futuro sulla consapevolezza della fruizione illecita di contenuti audiovisivi”.

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