La truffa dei finti furti d’auto e la Ferrari ritrovata da un morto: 7 condanne e 2 assoluzioni. Antifrode Assixurativa Idfox Milano

La truffa dei finti furti d’auto e la Ferrari ritrovata da un morto: 7 condanne e 2 assoluzioni

Fingendo la scomparsa dei mezzi la banda riusciva a ottenere risarcimenti anche di 50 mila euro. Le macchine sparivano e poi venivano tutte ritrovate sempre nella zona di via Oreto. L’imbroglio scoperto attraverso una pagina Facebook intitolata “Il cornuto di Palermo” nel 2021. Altri 28 imputati, tra cui un carabiniere e un poliziotto, a processo

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Una delle auto usate nella truffa

Le chiamavano “cavalli” le auto di cui avrebbero simulato i furti per poter incassare gli indennizzi dalle compagnie assicurative. Macchine che stranamente sparivano quasi tutte nella stessa zona della città (via Oreto e dintorni) e che – altrettanto stranamente – venivano ritrovate sempre dalle stesse parti, non prima di aver ottenuto il risarcimento. Tra i mezzi c’era persino una Ferrari Testarossa, intestata ad una donna nata nel 1932 e che alla data del ritrovamento della “sua” auto era morta da ben 3 anni, decesso che, peraltro, non le aveva impedito di presentare “regolarmente” la denuncia per il furto. Erano questi alcuni dei retroscena dell’inchiesta “Dirty Cars”, messa a segno a febbraio del 2021, e che adesso ha portato 7 condanne e 2 assoluzioni.

La Ferrari, il morto e il carabiniere: i trucchi della banda

Quello che si è concluso in questi giorni è il troncone in abbreviato del processo. Altre 28 persone – compresi un poliziotto ed un carabiniere – sono state infatti rinviate a giudizio davanti al tribunale. La sentenza è stata emessa dal gup Lorenzo Chiaramonte, mentre le indagini dei carabinieri erano state coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Daniele Sansone e Giulia Beux.

Nello specifico, il giudice ha deciso di scagionare Giovanni Cefalù e Salvatore Castagnetta (difesi rispettivamente dagli avvocati Gaetano Turrisi ed Alessandro Musso), mentre per gli altri imputati sono arrivate le condanne: 7 anni e 4 mesi ad Antonino Cangemi, 6 anni e 11 mesi a Marco Litrico, un anno e 8 mesi a Miriana Litrico, 3 anni e 2 mesi per Paolo Rovetto, 2 anni e 4 mesi ad Antonino Scalavino, 2 anni e 2 mesi a Francesca Milazzo e un anno e 8 mesi a Michelangelo Cardinale.

La pagina Facebook che incastra la banda

La truffa alle assicurazioni avrebbe consentito di incassare centinaia di migliaia di euro: con i finti furti d’auto (oltre alla Ferrari c’era anche una Porsche Cayenne) si potevano infatti ottenere risarcimenti tra gli 8 mila e i 50 mila euro. A differenza dell’imbroglio perpetrato ai danni delle compagnie dai così detti spaccaossa, in questo caso non c’era bisogno di sporcarsi le mani, rompendo braccia e gambe a vittime di finti incidenti. L’indagine era nata da una pagina Facebook (“Giulia Gaetano-Il cornuto di Palermo”), dietro alla quale, si sarebbe celata un’attività di riciclaggio di auto rubate, trasportate da Napoli a Palermo.

 

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