Per potersi avere mobbing non basta uno o più atti illeciti del datore di lavoro: è necessario un intento persecutorio. IDFOX Agenzia Investigativa Milano

Quali sono le caratteristiche del mobbing?

Per potersi avere mobbing non basta uno o più atti illeciti del datore di lavoro: è necessario un intento persecutorio.

Il mobbing è un fenomeno complesso e purtroppo diffuso, che può avere conseguenze devastanti per la salute fisica e psicologica del lavoratore. In questo articolo, vedremo quali sono le caratteristiche del mobbing, fornendo una panoramica completa di questo reato. Cercheremo innanzitutto di dare una definizione semplice e pratica di mobbing, per poi vedere quali sono le tutele legali.

Indice

* Definizione di mobbing

* Caratteristiche del mobbing

* La caratteristica fondamentale del mobbing

* Come accertare il mobbing

* Che succede se non si riesce a provare il mobbing?

* Tutela legale

Definizione di mobbing

Il mobbing si configura come una serie di atti vessatori, persecutori e ostili, sistematici e reiterati nel tempo, posti ai danni di un dipendente, dal datore di lavoro, un superiore o un collega. Tali atti devono avere l’unico ed esclusivo obiettivo di ledere la dignità, la professionalità e l’integrità fisica e psichica della vittima. L’intento dell’autore del mobbing è umiliare, intimidire, emarginare il dipendente o comprometterne l’autostima e le prestazioni lavorative.

 

 

Questi atti possono includere critiche ingiustificate, continuo ricorso a sanzioni disciplinari, isolamento sociale, assegnazione di compiti inutili, di livello inferiore o impossibili, sottovalutazione sistematica delle prestazioni e altre forme di abuso psicologico o professionale.

Caratteristiche del mobbing

La giurisprudenza ha evidenziato alcune necessarie caratteristiche che devono ricorrere per aversi mobbing:

* sistematicità: il mobbing non è un evento occasionale, ma si manifesta attraverso una serie di atti ripetuti e connessi tra loro;

* intenzionalità: chi compie mobbing agisce con l’obiettivo di danneggiare in modo intenzionale la vittima;

* danno alla vittima: per essere punibile, il mobbing deve causare gravi danni alla salute fisica e psicologica della vittima, con ripercussioni sulla sua carriera, vita lavorativa e personale.

Esempi di condotte mobbizzanti possono essere:

* insulti e offese verbali

* minacce e intimidazioni;

* critiche continue e denigratorie;

* diffamazione;

* deprezzamento del lavoro svolto;

* isolamento (si pensi a un lavoratore viene escluso sistematicamente dalle riunioni, dalle e-mail informative o dagli eventi aziendali, riducendo la sua capacità di contribuire efficacemente al team e di restare informato sulle dinamiche lavorative);

* sovraccarico di lavoro (si pensi a un impiegato cui vengono assegnati compiti eccessivi o deadline irragionevoli, al punto da rendergli praticamente impossibile il completamento degli incarichi nei tempi previsti, mettendo così sotto pressione le sue capacità e la sua salute mentale);

* isolamento sociale e professionale

* assegnazione di compiti demansionanti;

* richiesta di lavoro nei weekend;

* isolamento;

* rifiuto delle ferie nel periodo indicato dal dipendente;

* manovre per indurre alle dimissioni (attraverso una serie di azioni mirate, si cerca di creare un ambiente lavorativo talmente ostile da spingere il dipendente a rassegnare le dimissioni volontariamente).

La caratteristica fondamentale del mobbing

La Corte di Cassazione ha fornito indicazioni precise su come deve essere valutata la presenza di mobbing in sede giudiziaria, ponendo l’accento sull’importanza dell’intento persecutorio come elemento chiave che lega insieme i vari comportamenti che costituiscono la condotta di mobbing.

Secondo la giurisprudenza, spesso si commette l’errore di focalizzarsi sull’illegittimità dei singoli atti che compongono il quadro complessivo del mobbing. Tuttavia, è stato chiarito in più occasioni, come nella sentenza n. 3822 del 12 febbraio 2024 della sezione lavoro della Corte di Cassazione, che l’elemento distintivo del mobbing risiede nell’intento persecutorio che unifica i vari atti. Si potrebbe avere mobbing anche quando il singolo atto è lecito (ad esempio l’assegnazione delle ferie in un periodo non richiesto dal dipendente) ma che assume un significato diverso nel contesto del trattamento.

Come accertare il mobbing

L’onere della prova dell’intento persecutorio grava sulla parte che sostiene di essere stata vittima di tale condotta vessatoria. Questo significa che, nell’analisi delle circostanze, la legittimità di ciascun atto assume un ruolo secondario, diventando rilevante solo se non vi sono altre prove che indichino la presenza di un intento persecutorio.

Per accertare il mobbing, è quindi cruciale esaminare l’intero insieme dei comportamenti in questione, tenendo presente che la mera somma di azioni illegittime non costituisce automaticamente mobbing, così come un insieme di azioni legali non lo esclude a priori. La legittimità o meno di tali azioni influisce sulla difficoltà di dimostrare l’intento persecutorio, rendendo il processo probatorio più o meno complesso a seconda dei casi.

La Corte di Cassazione sottolinea inoltre che, nel valutare la presenza di mobbing, il giudice non può prescindere dall’analisi medico-legale. E difatti intanto si può punire il mobbing in quanto abbia determinato un danno nel dipendente (fisico e/o alla carriera).

Qualora il magistrato decida di non seguire le conclusioni dell’esperto nominato dal tribunale, è necessario che fornisca motivazioni dettagliate e basate su elementi concreti, evitando di affidarsi a mere supposizioni personali.

Che succede se non si riesce a provare il mobbing?

In aggiunta, la Corte ricorda che anche nei casi in cui non vengano riscontrati gli estremi per definire una situazione di mobbing, rimane fondamentale verificare la responsabilità del datore di lavoro nell’aver contribuito a creare un ambiente lavorativo nocivo per la salute dei dipendenti. Questo implica che il giudice può riconoscere la presenza di straining, ovvero di comportamenti ostili che incidono negativamente sul benessere dei lavoratori, anche se diversi dal mobbing, senza violare i principi processuali.

Tutela legale

Le vittime di mobbing possono trovare tutela legale attraverso diverse strade:

* ricorso al giudice del lavoro: per ottenere il risarcimento dei danni subiti, l’eventuale reintegra sul lavoro in caso di licenziamento;

* querela penale per il reato di maltrattamenti solo nel caso in cui il mobbing si sia consumato in piccoli ambienti lavorativi in cui il datore è a stretto e quotidiano contatto con i lavoratori.

 

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