Se una persona ha debiti con l’Agenzia delle Entrate, cosa rischiano i figli, il coniuge e gli altri familiari conviventi? IDFOX Investigazioni Milano

Il fisco può rivalersi sui familiari?

Se una persona ha debiti con l’Agenzia delle Entrate, cosa rischiano i figli, il coniuge e gli altri familiari conviventi?

Spesso ci si chiede se, dinanzi a un contribuente che non ha pagato le tasse, il fisco può rivalersi sui familiari. La risposta segue un po’ le stesse regole previste per tutti gli altri debiti, con alcune particolarità però previste per determinate imposte.

Di tanto parleremo meglio qui di seguito. Cercheremo di rispondere alle domande più frequenti come, ad esempio, cosa rischia un familiare convivente di chi ha debiti con l’Agenzia delle Entrate? E cosa succede alla sua morte? C’è un modo per tutelarsi in anticipo? Procediamo con ordine.

 

 

Indice

* Cosa rischiano i familiari di una persona che ha debiti con il fisco?

* Quali sono le responsabilità dei parenti alla morte di una persona?

* Ci si può tutelare in anticipo dai debiti di un parente con il fisco?

* Bisogna pagare tutti i debiti col fisco del parente defunto?

* A chi devono essere notificate le richieste di pagamento?

Cosa rischiano i familiari di una persona che ha debiti con il fisco?

I parenti o i conviventi di una persona ancora in vita non rispondono dei debiti che quest’ultima ha con il fisco, neanche se si tratta di conviventi. Non possono quindi subire un pignoramento o altre azioni esecutive da parte dell’Agenzia delle Entrate o dell’Esattore.

Le cose cambiano però quando il debitore decede: alla sua morte infatti i debiti si trasferiscono solo su coloro che ne accettano l’eredità. Ma con dei limiti che vedremo qui di seguito.

Quali sono le responsabilità dei parenti alla morte di una persona?

Abbiamo appena detto che la responsabilità per le obbligazioni si trasferisce sugli eredi alla morte del contribuente. Tuttavia questo effetto non è automatico. Affinché infatti il fisco possa agire contro i parenti del contribuente è necessario che questi ne accettino l’eredità. Se non avviene l’accettazione di eredità, i familiari non hanno alcuna conseguenza di tipo economico.

Attenzione però perché l’accettazione non è solo quella che si fa dal notaio con una dichiarazione espressa. Esiste anche l’accettazione tacita dell’eredità che avviene, ad esempio, quando si usano i beni del defunto o li si vende, o quando si fa un prelievo dal conto di quest’ultimo e così via. In questi casi si diventa ugualmente eredi e si è tenuti a pagare le imposte non versate dal defunto.

Ci si può tutelare in anticipo dai debiti di un parente con il fisco?

Finché il contribuente è in vita non c’è modo di tutelarsi in anticipo dai debiti di quest’ultimo. Bisogna attendere il suo decesso e, solo in quel momento, optare per:

* la rinuncia all’eredità: in tal caso il debito non si trasferisce sul parente;

* la rinuncia con beneficio di inventario: nel qual caso l’erede risponde sì dei debiti del defunto ma non con il proprio patrimonio personale, bensì unicamente con i beni che ha ricevuto in eredità e nei limiti quindi del valore degli stessi.

Bisogna pagare tutti i debiti col fisco del parente defunto?

Oltre a quanto appena visto ci sono due importanti limitazioni alla responsabilità degli eredi.

Innanzitutto chi accetta l’eredità (con o senza beneficio di inventario), e quindi subentra nei debiti del defunto, non deve pagare le sanzioni collegate alle imposte da quest’ultimo non versate. Potrà quindi chiedere un parziale sgravio della cartella o di qualsiasi altro atto fiscale.

In secondo luogo, ciascun erede risponde solo della parte dei debiti fiscali del defunto corrispondente alla propria quota di eredità. Ad esempio, se una persona, erede al 50%, eredita un debito per Imu non pagata di mille euro, il suo obbligo verso il Comune è di solo 500 euro. Non subirà quindi conseguenze se gli altri eredi non versano la loro quota.

Questa regola – nota come “responsabilità parziaria” – non vale per i debiti relativi a imposte sui redditi (IRPEF, IRES e IRAP) e per l’imposta di successione: in questi casi vale la regola della responsabilità solidale, sicché il fisco potrà chiedere l’integrale pagamento anche a un solo erede.

A chi devono essere notificate le richieste di pagamento?

C’è un ulteriore limite che può favorire gli eredi. Il fisco che voglia ottenere il pagamento deve notificare loro la propria pretesa. A tal fine deve inviare l’atto:

* nel primo anno dal decesso: nell’ultimo luogo di residenza del defunto, indirizzando la raccomandata a tutti gli eredi impersonalmente;

* dopo il primo anno dal decesso: nel luogo di residenza dello specifico erede, indirizzandolo a quest’ultimo.

 

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