Antifrode assicurativa-“Finti morti per incassare i premi e truffare le assicurazioni”, inflitte sei condanne

“Finti morti per incassare i premi e truffare le assicurazioni”, inflitte sei condanne

Sarebbe bastato falsificare le carte per incassare mediamente 200 mila euro a pratica e alcune persone sarebbero decedute anche tre volte per mettere a segno l’imbroglio. Così era emerso nel blitz “Lazzaro” della polizia, a ottobre dell’anno scorso. In tre hanno patteggiato, gli altri hanno scelto l’abbreviato

Un miracoloso prodigio per cui le persone avevano più di un vita e, di conseguenza, morivano anche più di una volta: così sarebbe stato possibile incassare le loro assicurazioni sulla vita e in modo molto semplice, perché sarebbe bastato truccare le carte, dichiarando il decesso di qualcuno che, in realtà, era appunto vivo e vegeto. Con questa tecnica una presunta banda di truffatori sarebbe riuscita a beffare per ben 20 volte le compagnie assicurative ed avrebbe incassato, dal 2017, oltre 2 milioni e 700 mila euro. Il gup Ermelinda Marfia ha condannato 6 imputati, che erano stati coinvolti nell’inchiesta denominata – non a caso – “Lazzaro”.

I trucchi per simulare i decessi: “Togliti Facebook”

La sentenza è stata emessa nei giorni scorsi. Tre degli imputati hanno patteggiato la pena: 2 anni e 10 mesi a testa per Salvatore e Agostino Patti, 3 anni per Salvatore Rini. Altre 3 persone, invece, sono state processate con l’abbreviato e il giudice ha inflitto: 6 anni di reclusione a Danilo Di Mattei, 5 anni un mese e 10 giorni a Giuseppe Tantillo (difeso dall’avvocato Filippo De Luca, la pena è leggermente inferiore a quella richiesta dalla Procura) e 2 anni 7 mesi e 10 giorni a Calogero Santi Frenna (difeso dall’avvocato Jimmy D’Azzò).

Gli imputati dovranno anche risarcire le parti civili (Axa Assicurazioni, Poste Vita, Poste Assicura, Unipolsai, Genertellife, Generali Italia, Zurich Investments Life, Allianz e Sara Vita), ma il gup ha rimesso la quantificazione dei danni al tribunale civile.

L’inchiesta della polizia era stata coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Daniele Sansone, Eugenio Faletra ed Alfredo Gagliardi. Era sostanzialmente una versione più “pulita” della maxitruffa messa in piedi dai così detti spaccaossa: sempre per truffare le assicurazioni, in quel caso, infatti, vittime consenzienti venivano ferite volutamente per poi mettere in scena finti incidenti stradali. Con i finti morti non ci sarebbe stato neppure da sporcarsi le mani.

Gli imputati erano stati fermati all’inizio di ottobre dell’anno scorso, ma sono circa una ciquantina le persone coinvolte in tutto nell’imbroglio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i finti morti sarebbero stati reclutati soprattutto tra amici, parenti e dipendenti. Mediamente sarebbero stati incassati circa 200 mila euro con ogni pratica falsificata.

La Procura aveva messo in evidenza delle “falle” nei controlli compiuti dalle assicurazioni: “Il meccanismo ideato riusciva a proliferare grazie allo sfruttamento di una evidente ‘falla’ del sistema di controlli messo in atto dalle compagnie assicurative: infatti, lo scrutinio espletato dalla compagnia sulla documentazione inoltrata dal beneficiario – totalmente fasulla e artefatta – è meramente cartolare e prescinde da riscontri incrociati presso terzi, in particolare presso gli uffici Anagrafe e Servizi demografici degli enti locali, dove invece i finti morti risultavano regolarmente registrati tra la popolazione residente e in vita”. Insomma, sarebbe bastato controllare con uno di questi uffici per scoprire che i morti erano… vivi.

 

Gli imputati avrebbero poi considerato la loro attività come un lavoro a tutti gli effetti: Tantillo, in un’intercettazione, diceva per esempio a Di Mattei: “Io sono disposto a tutto per un pezzo di pane” e l’altro replicava: “Ma lui minchia non lo ha capito che è appunto, è una cosa che per ora questo lavoro va, è normale che sono state queste opportunità e che noi le stiamo sfruttando, può essere che domani questo lavoro finisce e noialtri restiamo senza travagghio… Io non lascio niente, tutto quello che si annagghia, noi dobbiamo travagghiare sempre! Dove c’è da acchiappare noi mangiamo, la vita è una!”.

Fonte internet

Articolo precedente
Come funziona l’eredità per familiari in Italia?-La tutela dell’erede legittimario: quali sono i parenti che hanno diritto alla legittima?
Articolo successivo
IDFOX -Investigatore Privato a Milano-Agenzia Investigativa a Miano- Investigazione Privata a Milano-
Menu