Le FAQ più frequenti sulla divisione dell’eredità e sulla divisione del patrimonio tra gli eredi.

 

 

 

Le FAQ più frequenti sulla divisione dell’eredità e sulla divisione del patrimonio tra gli eredi.

Hai dubbi sull’eredità e sui diritti successori in Italia? Sei nel posto giusto. In questa guida, affrontiamo le domande più comuni legate all’eredità, dalla rinuncia all’accettazione, fino ai diritti specifici di coniugi separati o divorziati. Che tu sia un erede, un coniuge o semplicemente interessato a comprendere meglio come funziona il sistema di successione italiano, qui troverai risposte chiare e dirette.

Scopri come verificare se qualcuno ha rinunciato all’eredità, come è possibile revocare una rinuncia e cosa significa stipulare un accordo di reintegrazione della legittima. Inoltre, approfondiamo i diritti del coniuge separato e divorziato in materia di successione, offrendoti una panoramica completa e accessibile su questo argomento complesso.

 

 

Con esempi pratici e linguaggio semplice, miriamo a rendere l’argomento dell’eredità e dei diritti successori comprensibile a tutti, facilitando la navigazione nelle acque talvolta turbolente della successione ereditaria. Se stai cercando informazioni affidabili e facilmente comprensibili sull’eredità in Italia, continua a leggere per trovare tutte le risposte di cui hai bisogno.

Indice

* Quanto tempo c’è per accettare l’eredità?

* Quanto tempo c’è per rifiutare l’eredità?

* Chi sono gli eredi legittimi?

* Cosa succede se il defunto non ha lasciato un testamento?

* Come sapere se uno dei parenti del defunto ha rinunciato all’eredità?

* Cosa accade se un erede rinuncia all’eredità?

* Chi ha rinunciato all’eredità può ripensarci ed accettarla?

* A cosa ha diritto chi rinuncia all’eredità?

* Posso essere obbligato a pagare i debiti del defunto se accetto l’eredità?

* Si possono conoscere i debiti assunti dal defunto?

* Cosa succede se nel testamento sono favoriti alcuni eredi rispetto ad altri?

* Quali diritti ha il coniuge separato?

* Quali diritti ha il coniuge divorziato?

* Chi ha l’amministratore di sostegno può fare testamento?

* Cosa fare se il chiamato all’eredità non accetta né rinuncia?

* Cosa significa “accettare un’eredità con beneficio di inventario”?

* Che cosa è un “patto di famiglia”?

* Se c’è una comunione ereditaria sui beni del defunto, che fare se gli eredi non si mettono d’accorso sulla divisione?

* È possibile redigere un testamento che non leda la quota di legittima?

* È possibile nominare il beneficiario di una polizza di assicurazione con il testamento?

* Come influiscono la comunione legale o la separazione dei beni sui diritti successori?

* Dove sono consultabili i testamenti pubblicati?

* Chi può impugnare un testamento, sia pubblico sia olografo?

* Un testamento nullo/annullabile può essere “convalidato”?

Quanto tempo c’è per accettare l’eredità?

L’eredità deve essere accettata entro 10 anni dall’apertura della successione. Se questo termine scade, si perde il diritto all’eredità e il parente si considera “rinunciatario”.

Tuttavia se l’erede era nel possesso dei beni del defunto (come nel caso del convivente), l’accettazione dell’eredità deve avvenire in tempi più ristretti: entro 3 mesi dal decesso bisogna fare l’inventario e nei 40 giorni successivi la dichiarazione di accettazione, di rinuncia o di accettazione con beneficio di inventario. In assenza di tali adempimenti il parente si considera come se avesse accettato l’eredità e dunque risponde anche dei debiti del defunto.

Quanto tempo c’è per rifiutare l’eredità?

La legge fissa solo un termine per accettare l’eredità ma non per rinunciarvi. La rinuncia può tuttavia avvenire in due modi: in forma espressa dinanzi al notaio o al cancelliere del tribunale oppure in forma tacita tramite la mancata accettazione dell’eredità entro 10 anni dal decesso (salvo il caso prima visto dell’erede nel possesso dei beni ereditari).

Chi sono gli eredi legittimi?

Gli eredi legittimi sono i familiari del defunto che, in base alla legge, hanno diritto ad una quota del suo patrimonio. Sono:

* il coniuge anche se separato, purché non abbia subito il cosiddetto “addebito” nella separazione;

* i figli, sia quelli nati nel matrimonio che fuori. Essi ereditano in parti uguali tra loro, salvo testamento che attribuisca a uno di questi una quota superiore (ma sempre che la quota di legittima venga rispettata);

* i genitori solo in mancanza di figli. Anche essi ereditano in parti uguali tra loro.

Cosa succede se il defunto non ha lasciato un testamento?

In caso di successione senza testamento, si applica la successione legittima, che prevede la divisione del patrimonio tra gli eredi legittimi secondo le quote stabilite dalla legge. Leggi Chi sono gli eredi senza testamento?

Come sapere se uno dei parenti del defunto ha rinunciato all’eredità?

Ciascun soggetto che vi abbia interesse può sapere se i chiamati all’eredità hanno fatto la rinuncia verificando nel Registro delle successioni.

In ogni Tribunale viene tenuto, a cura della Cancelleria, il Registro delle successioni, ove nella Parte prima vengono registrate le dichiarazioni di accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario e tutti gli atti relativi; nella Parte seconda, vengono registrate le dichiarazioni di rinunzia all’eredità. Il Registro è pubblico e il cancelliere è tenuto, su richiesta di chiunque, a rilasciare estratti o certificati relativi a quanto scritto su esso.

Cosa accade se un erede rinuncia all’eredità?

Se l’erede che rinuncia all’eredità è il figlio, il fratello o la sorella del defunto, il suo diritto sull’eredità si trasmette al proprio figlio che, a propria volta, potrà accettare o rinunciare all’eredità. E così poi ai nipoti.

Se invece l’erede che rinuncia all’eredità è un altro soggetto, la sua quota si divide tra tutti gli altri eredi.

Chi ha rinunciato all’eredità può ripensarci ed accettarla?

Sì, è possibile. Salvo che il soggetto che venga alla successione a seguito della rinuncia non abbia nel frattempo accettato l’eredità. In mancanza di sua accettazione, il rinunciatario potrà revocare la rinuncia e diventare erede, presentandosi da un notaio o in Cancelleria per rendere una dichiarazione contraria a quella effettuata con l’atto di rinuncia.

A cosa ha diritto chi rinuncia all’eredità?

Il rinunciante non perde il diritto a ottenere:

* polizze vita;

* il TFR e le ultime mensilità del defunto;

* la pensione di reversibilità.

Ciò nonostante il rinunciante non risponde mai dei debiti del defunto.

Posso essere obbligato a pagare i debiti del defunto se accetto l’eredità?

Se accetti l’eredità senza il beneficio di inventario, diventi responsabile dei debiti del defunto fino all’ammontare dei beni ereditati. Se accetti con beneficio di inventario, la tua responsabilità per i debiti è limitata al valore dell’eredità ricevuta (v. dopo).

Attenzione però: ci sono dei debiti che non si trasferiscono mai agli eredi. Questi sono:

* le sanzioni fiscali, amministrative e penali;

* le multe stradali;

* l’assegno di mantenimento al coniuge e/o ai figli;

* le obbligazioni di natura personale;

* i debiti prescritti.

Si possono conoscere i debiti assunti dal defunto?

Non sempre è possibile conoscere con immediatezza e tempestività la situazione dei debiti e delle passività relativa al defunto. Con il rischio, in caso di accettazione espressa o tacita dell’eredità, di trovarsi esposti ad una eredità passiva.

Si pensi, per esempio, al caso delle fideiussioni prestate dal defunto a garanzia di debiti di terzi, al momento dell’apertura della successione non ancora fatti valere dai creditori e che quindi potrebbero manifestarsi anche successivamente alla data di apertura della successione.

Qualora non vi sia una assoluta certezza al riguardo e via sia il sospetto che il defunto abbia posto in essere operazioni che possano dar luogo a passività future, non resta che ricorrere, entro i termini di legge, all’accettazione di eredità con beneficio di inventario, che impedisce la confusione dei patrimoni.

Cosa succede se nel testamento sono favoriti alcuni eredi rispetto ad altri?

Il testamento può fare discriminazioni tra eredi a patto di aver però prima soddisfatto le quote di legittima spettanti agli eredi legittimari (v. sopra).

Se il testamento lede i diritti dei legittimari, questi ultimi possono impugnare il testamento o chiedere la “riduzione” delle disposizioni testamentarie che superano la quota disponibile, per riportare la loro quota alla legittima. Se ciò non dovesse bastare a ripristinare la legittima, i legittimari possono impugnare le donazioni fatte dal defunto prima di morire, partendo dalle ultime e risalendo via via alle prime.

Quali diritti ha il coniuge separato?

Al coniuge separato la legge riserva i medesimi diritti di quello non separato, sempreché non abbia subito, con la causa di separazione, il cosiddetto “addebito” ossia l’imputazione di responsabilità per la fine del matrimonio (come nel caso di tradimento o abbandono della casa). In tal caso, gli spetta solo un assegno vitalizio, se al momento dell’apertura della successione godeva degli alimenti a carico del coniuge deceduto. Tale assegno è commisurato alle sostanze ereditarie e alla qualità e al numero degli eredi legittimi, e non è comunque di entità superiore a quella della prestazione alimentare goduta. In caso di coniugi separati (legalmente o di fatto), nessun diritto di abitazione e di uso è riconosciuto al coniuge superstite, mancando il presupposto dell’abituale coabitazione. Solo con il divorzio vengono meno i diritti successori, essendo cessato il rapporto di coniugio (si veda la prossima risposta).

Quali diritti ha il coniuge divorziato?

Dopo il divorzio, i diritti successori tra i coniugi vengono meno. Il coniuge divorziato potrà soltanto richiedere al Tribunale un assegno periodico a carico dell’eredità nel caso in cui si trovi in stato di bisogno e sempreché gli fosse già stato riconosciuto il diritto all’assegno in occasione del divorzio.

Il Tribunale, nel determinare l’ammontare dell’assegno, terrà conto di una molteplicità di elementi, tra cui l’importo delle somme percepite e la gravità dello stato di bisogno, il valore dei beni ereditari, il numero e la qualità degli eredi e delle loro condizioni economiche.

Il coniuge divorziato perde il diritto all’assegno se si risposa o se cessa lo stato di bisogno.

Chi ha l’amministratore di sostegno può fare testamento?

Salvo che il giudice, rinvenendo particolari situazioni di gravità circa la capacità di formazione della volontà dell’amministrato, abbia disposto il divieto di esprimere disposizioni testamentarie, costui può fare testamento. Tuttavia, l’amministrato non potrà disporre a favore dell’amministratore di sostegno, a meno che questi non sia un parente entro il quarto grado, il coniuge o la persona chiamata a tale funzione con lui stabilmente convivente.

Cosa fare se il chiamato all’eredità non accetta né rinuncia?

Chiunque vi abbia interesse, abbreviando il termine di 10 anni per l’accettazione o la rinunzia, può chiedere che il giudice fissi un termine entro il quale il chiamato dichiari se accetta o rinunzia all’eredità. Decorso inutilmente detto termine, il chiamato perde il diritto di accettare.

Attraverso tale rimedio, chiamato actio interrogatoria, si consente agli interessati di ovviare agli effetti pregiudizievoli che deriverebbero dal perdurante stato di incertezza (si pensi ai creditori del de cuius, che hanno necessità di individuare un soggetto da escutere per il soddisfacimento delle proprie ragioni).

Cosa significa “accettare un’eredità con beneficio di inventario”?

Accettare un’eredità con beneficio di inventario significa che l’erede accetta l’eredità ma risponde dei debiti del defunto limitatamente al valore dei beni ereditati. Questo permette all’erede di non rischiare il pignoramento dei beni personali. Ad esempio una persona che sia incerta sull’ammontare delle passività del defunto può fare l’accettazione con beneficio di inventario che implicherà maggiori oneri (a partire proprio dall’inventario) ma gli consentirà di non rischiare: i creditori del defunto potranno infatti pignorargli solo i beni che questi ha ricevuto con la successione.

Che cosa è un “patto di famiglia”?

Il patto di famiglia è uno strumento che permette ai proprietari di un’impresa familiare di pianificare in anticipo la successione aziendale, attribuendo la proprietà o la gestione dell’impresa a uno o più eredi, mantenendo la continuità aziendale e limitando le dispute familiari.

Se c’è una comunione ereditaria sui beni del defunto, che fare se gli eredi non si mettono d’accorso sulla divisione?

In caso di comunione ereditaria, le parti possono giungere a un accordo amichevole sulla divisione dei beni o sulla loro vendita, anche a uno dei coeredi. Se non c’è accordo tra le parti, è possibile solo chiedere la divisione in via giudiziale, giungendo eventualmente a una transazione in corso di causa.

È possibile redigere un testamento che non leda la quota di legittima?

Sì, ma solo se chi redige il testamento, in vita, non ha fatto donazioni, neppure indirette, e se nel testamento dispone del suo patrimonio per quote ideali non inferiori alle quote di legittima spettanti a ciascun legittimario.

È invece impossibile se il testatore abbia già disposto di parte del proprio patrimonio con donazioni dirette e/o indirette oppure se intenda disporre del proprio patrimonio suddividendo le singole attività tra gli eredi nominati. Questo perché la quota di legittima viene calcolata sulla base del valore dei beni donati in vita e lasciati dal defunto al momento della morte e non al momento della stipula delle donazioni e della redazione del testamento.

È possibile nominare il beneficiario di una polizza di assicurazione con il testamento?

Le polizze sulla vita non rientrano tra i beni che cadono in successione. In particolare, il premio dovuto dall’impresa assicuratrice, in caso di morte, viene corrisposto direttamente al beneficiario nominato iure proprio e non iure successionis. È comunque possibile nominare il beneficiario del contratto di assicurazione, stipulato secondo lo schema del contratto a favore di terzi, nel testamento, a meno che le condizioni del contratto non escludano questa possibilità.

Come influiscono la comunione legale o la separazione dei beni sui diritti successori?

La comunione legale e la separazione dei beni sono regimi patrimoniali della famiglia. Nel caso in cui non si operi una scelta differente, il regime applicato è quello della comunione legale dei beni. In linea di principio, vigente il regime di comunione legale, gli acquisti effettuati anche da uno solo dei coniugi cadono in comunione, mentre con la separazione dei beni i coniugi conservano la titolarità esclusiva dei beni acquistati durante il matrimonio.

Da un punto di vista successorio, non vi è alcuna differenza sui diritti del coniuge se questi si è sposato in regime di separazione o di comunione.

Possono invece manifestarsi differenze sulla consistenza dei beni che cadono in successione. Per esempio se un soggetto ha acquistato un immobile trovandosi in regime di separazione dei beni, alla sua morte questo immobile cadrà in successione per l’intero; se invece lo stesso soggetto ha acquistato lo stesso immobile trovandosi in regime di comunione legale, il bene cadrà in successione per metà.

Dove sono consultabili i testamenti pubblicati?

I testamenti pubblici, olografi o segreti, debitamente pubblicati sono consultabili:

* presso il notaio che ha provveduto a redigere il verbale di pubblicazione, se ancora in esercizio;

* presso l’Archivio Notarile del distretto cui apparteneva il notaio che a suo tempo aveva provveduto alla pubblicazione, se questi ha cessato la propria attività;

* presso la Cancelleria del Tribunale competente, consultando l’apposita Rubrica testamenti, ove vengono annotati i verbali di pubblicazione dei testamenti olografi e i verbali di registrazione dei testamenti pubblici trasmessi dai notai.

Il notaio che ha ricevuto un testamento pubblico, appena gli è nota la morte del testatore o nel caso di testamento olografo o segreto dopo la pubblicazione, comunica l’esistenza del testamento agli eredi e legatari, di cui conosce il domicilio o la residenza.

Chi può impugnare un testamento, sia pubblico sia olografo?

Dipende dal motivo di impugnazione:

* in caso di nullità (ad esempio in mancanza dell’autografia o della sottoscrizione nel testamento olografo), chiunque può impugnare il testamento, e la nullità può essere anche rilevata d’ufficio dal giudice. L’azione è imprescrittibile;

* in caso di annullabilità (ad esempio in mancanza della data nel testamento olografo oppure in caso di errore, violenza o dolo) può agire solo chi ne ha interesse (ad esempio l’erede ex lege escluso dalla successione a causa del testamento annullabile) entro cinque anni dal giorno in cui è stata data esecuzione alle disposizioni testamentarie oppure dal giorno in cui si è avuta la notizia della violenza, del dolo o dell’errore;

* in caso di lesione della legittima può agire solo il legittimario totalmente o parzialmente privato della quota di legittima, entro 10 anni.

Un testamento nullo/annullabile può essere “convalidato”?

Qualora una disposizione testamentaria risulti colpita da nullità (testamento olografo privo dell’autografia o della sottoscrizione del testatore) o annullabile (testamento olografo privo di data), la stessa disposizione potrà essere confermata con l’intervento di tutti coloro che dalla dichiarazione di nullità riceverebbero diritti o conseguirebbero l’estinzione di obblighi, mediante la stipula di un negozio unilaterale di conferma, integrativo della disposizione viziata, il cui fondamento è la conservazione della volontà testamentaria.

Articolo precedente
Antifrode Sinistri.-I nuovi strumenti tecnologici possono rivelarsi un abilitatore fondamentale per snellire la gestione sinistri,
Articolo successivo
Come funziona l’eredità per familiari in Italia?-La tutela dell’erede legittimario: quali sono i parenti che hanno diritto alla legittima?
Menu